mercoledì 24 settembre 2008

Incontro a Jaisalmer


La donna siede davanti l’uscio della sua casa: le gambe incrociate nella posizione del loto, la schiena poggiata ad un gradino, davanti a lei una larga ciotola di ottone piena per metà di riso. Indossa un sari rosa pallido, i piedi e le braccia nudi fino ai gomiti, un braccialetto giallo al polso sinistro, il tikà e la scriminatura rossa dei capelli ad indicare il suo stato di donna coniugata. Con il braccio destro sorregge una bambina mentre con la mano sinistra sostiene, nella giusta posizione, il suo corpicino. La bimba indossa un abitino lilla, orlato di bianco, all’apparenza di foggia occidentale, i capelli cortissimi, gli occhi abbondantemente truccati con il kajal per propiziarle la buona sorte, una cavigliera al piedino destro formata da decine di campanellini, l’espressione distratta da qualcosa sulla strada. La giovane donna mi guarda, il bel viso racchiude nel suo sguardo tutta l’essenza dell’India: tristezza, rassegnazione e, allo stesso tempo, speranza, richiesta di comprensione. Il gesto con cui sostiene la sua bambina è leggero e dolce così come ora mi sembra il suo sguardo. Vorrei rimanere ore ad osservare quella donna i cui occhi mi possono dire più di qualunque libro, il cui silenzio mi comunica più di qualunque parola. Amo questa donna. Amo il suo volto, la sua bambina, la sua dignità…

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