Chichen Itza è il più interessante sito archeologico della penisola dello Yucatan e, in assoluto, uno dei più importanti di tutto il centro America. Il viaggio per giungervi dalla costa è molto comodo: si percorre un’ottima autostrada che, partendo da Cancun, arriva nelle vicinanze del complesso archeologico. La regione è in pratica un’immensa pianura ricoperta da una fitta vegetazione in gran parte non esplorata. Si calcola, infatti, che siano migliaia i resti degli edifici precolombiani nascosti nel fitto degli alberi, della quale si ha una visione notevole dalla piramide di Kukulcan, l’edificio principale e il più famoso del complesso di Chichen Itza. Le costruzioni Maya restaurate sono diverse e tutte interessanti e si ergono su zone disboscate dove l’erbetta, di un verde chiaro, contrasta con il verde cupo della foresta. Come già accennato, la grande piramide di Kukulcan (El Castillio per gli spagnoli) è l’edificio più importante e sorge al limite della grande spianata che racchiude i più importanti monumenti: piramide a gradoni con un tempietto in cima e, unico caso per le costruzioni precolombiane, una camera interna raggiungibile attraverso uno stretto corridoio, dove troviamo un giaguaro di giada dipinto di rosso. Le quattro scale che salgono sui lati della piramide sono composte da 91 gradini per un totale, comprendendo l’ultimo che da accesso al tempietto, di 365 che dimostra il livello raggiunto nello studio dell’astronomia dal popolo Maya, fatto confermato anche da uno dei fenomeni più spettacolari, dovuto all’angolazione della piramide rispetto alla posizione del sole, che si verifica il 21 marzo e il 21 settembre, rispettivamente sostilzi di primavera e d’autunno. In questi due giorni migliaia di persone arrivano da tutto il mondo per assistere a questo fenomeno: ad una certo punto il sole incomincia ad illuminare la gradinata e, piano piano, si allunga verso il basso come se la discendesse fino ad illuminare, per ultima, la base della scalinata e cioè la testa di un serpente di roccia che rappresenta, nell’immaginario Maya, la fecondazione della terra. Altri punti interessanti del complesso sono: l’osservatorio di forma circolare inusuale per l’epoca, il tempio di Ciac, dio della pioggia e, soprattutto, il campo del gioco della palla. Il terreno di gioco è formato da un ampio terreno pianeggiante, di forma rettangolare, delimitato lungo i due lati principali da due muri di notevole altezza. Nella parte centrale, uno di fronte all’altro, all’altezza di circa otto metri da terra, sorgono due cerchi di pietra forati nel centro dove doveva passare la palla, del peso di diversi chilogrammi, usando le braccia e i fianchi ma non le mani. I giocatori, che usavano delle pesanti imbottiture protettive, erano divisi in due squadre con un capitano che aveva il compito di far passare la palla attraverso il foro; le partite, di solito lunghissime, avevano un tragico epilogo: secondo la versione ufficiale la squadra perdente veniva trucidata, stando invece all’ipotesi fatta da alcuni studiosi, erano invece i perdenti ad essere giustiziati perché chi veniva ucciso andava direttamente a confronto con gli dei e questo era un onore, quindi era un premio che giustamente poteva essere riservato ai vincenti e non a chi aveva perso. Un basamento in rilievo rappresenta proprio il capitano di una squadra che taglia la testa dell’avversario, un’immagine molto cruenta con il sangue che sgorga dal collo reciso in ampi spruzzi che si trasformano in altrettanti serpenti.
Spettacolare e suggestivo è lo spettacolo di luci e suoni che tutte le sere viene effettuato nella piana centrale; comodamente seduti con la piramide di Kukulkan di fronte, il campo per il gioco della palla a destra e il tempio delle mille colonne a sinistra che vengono illuminati di vari colori, ascoltando un commento storico accompagnato da un abile sottofondo musicale, si assiste al fenomeno che avviene nei giorni dei solstizi con i gradini che si illuminano uno ad uno fino a concludere con la testa del serpente.
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